Sola
Sola. E’ tutto buio. Buio. Cammino svelta…ho un brutto presentimento. Svelta, svelta! Ci troverà, lo so. Mi colpirà di nuovo, mi prenderà di nuovo a calci, quel maledetto! Devo salvarci. Salvare chi, Ellen? Chi? Noi? Non esiste più un noi. Sei sola. Zitte, zitte stupide voci! Stiamo benissimo entrambi. Devo soltanto sbrigarmi. Prima o poi si accorgerà che sono scappata. Verrà a cercarmi. Veloce! Lo sento. Sto per crollare. Le voci hanno ragione. Ho fitte interminabili. Sanguino. Ho paura eppure…l’ospedale è là, davanti a me. Siamo salve. Non sento più le gambe, no no no! Forza!Stupide gambe dovete farcela! Cado. L’universo a quanto pare ha scelto il mio destino… mi ride in faccia. Sbatto. Un colpo ed è tutto buio, ancora. Casa era là. La salvezza ci guardava dalla porta di quel dannato e irraggiungibile ospedale. Forse era solo un sogno il mio, non c’è salvezza per noi. Ti amo.
“Buongiorno signora, ieri notte era troppo stanca perché io le potessi spiegare…ha avuto parecchi traumi dovuti ai maltrattamenti subiti e fatico in cuor mio, mi creda, a dirle che a quanto pare la sua nuova vita sarà, come dire, speciale, capisce? Nonostante tutto, lei è stata molto fortunata. Se fosse arrivata qui anche solo un’ora dopo, l’avrebbe persa. Deve essere grata alla vita e a chi ha chiamato l’ambulanza.” Fortunata, già, è la seconda volta che sento questa parola, inizio davvero a crederci ma…speciale?! Cosa vuole dire? Mi spieghi?! La prego, ho bisogno di sapere. “ Capirà tutto a tempo debito, è meglio così, arrivederci.” Cosa?! Cosa vuole dire?! Si fermi, la prego! No no! Cosa deve dirmi?! Non se ne vada!
I giorni passarono lenti uno dopo l’altro,la mia stanza era divenuta a me ormai familiare come la consapevolezza che la mia vita stesse per ribaltarsi. Aspettai. Sognai. Ogni notte parlavo alla luna e alle stelle. Raccontavo loro i mie sogni. Ma non erano le uniche ad ascoltarmi. C’era lei. La mia stella, a cui cantavo ogni attimo la mia melodia, anzi, la sua. La accarezzavo, le sussurravo, la amavo. Fin dall’inizio la mia attesa fu di sette mesi. Sette mesi di noi. Fu prematura ma bellissima e soprattutto speciale. Adesso sono qua, a guardarla sorridere. Piango. Ho sognato questo momento. Ho sognato lei, tra le mie braccia, così piccola e così calda, così mia. Lei è l’attesa di una vita. Era quello che aspettavo per togliere il mio velo di dolore. Lei però non è come me, lei è diversa, vive nel suo mondo colorato dei suoi colori e avvolto dai suoi sogni. E’ meglio così. Il mondo esterno fa paura anche a me, piccola mia. Rimani nel tuo angolino, lontano dal dolore e dalla sofferenza, sii speciale per sempre, sii migliore come non lo sono stata io. Ma in fondo io sono nata con te, tu sei la mia attesa, tu sei la mia luce, tu sei il semplicemente tutto della mia vita.
Ecco come sarebbe dovuto essere il nostro domani, ecco cosa avrei dovuto dire ed ecco quello che sogno eppure sono ancora qui, in questo dannato marciapiede senza forze, vuota. Scusami di esistere. Addio.
Ausilia Gurrieri