Luca Sacchi, morto giovane e una vita davanti

CHI ERA LUCA SACCHI

Aveva solo 24 anni, e una vita davanti, tutta da vivere. Luca Sacchi, così giovane, è morto da ventiquattrenne, a Roma, nel quartiere di Appio Latino, freddato da un colpo di pistola. La morte più fredda, triste e sanguinosa che esista. Luca era un personal trainer romano, giovane, alto, bello. Veniva da una famiglia genuina e spensierata, e aveva un fratello più piccolo, Federico, che nella notte della tragedia era in un pub, a sorseggiare un cocktail, come un qualsiasi ragazzo della sua età in compagnia degli amici. Luca era lì con la fidanzata, Anastasiya Kylemnyk, la quale alle spalle portava in “innocuo” zainetto marrone. Ciò che sorprende, è che dentro quello zaino si trovava l’apparente motivo della morte di Luca: 60mila euro in contanti. Una cifra tutt’altro che insignificante, che di solito si trova difficilmente nelle tasche di una giovane ragazza ucraina, la cui unica occupazione era fare occasionalmente la babysitter. Ma cosa successe esattamente quella notte?

LA RICOSTRUZIONE DEGLI INQUIRENTI, PRIMA E DOPO

Luca e Anastasiya si diressero al pub John Cabot, nel quartiere Appio Latino di Roma, la sera del 23 Ottobre. Accadde tutto molto velocemente: un tentativo di scippo, un proiettile, le urla, il quartiere che si ferma. O almeno così sembrava. Anastasiya racconta di una semplice rapina finita male, dicendo che due ragazzi italiani, in seguito arrestati e chiusi ora nel carcere di Regina Coeli, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, avevano provato a scipparle lo zainetto, avventandosi su di lei con una mazza da baseball. Luca aveva quindi provato immediatamente a difenderla, ma Del Grosso, autore materiale dell’omicidio, gli aveva sparato senza un attimo di esitazione. Il proiettile, matrice calibro 38, era andato poi a infrangersi contro il vetro del pub, attirando definitivamente le attenzioni sulla strada, dove la ragazza cercava di fermare l’emorragia con le mani, e i due criminali, entrambi ventunenni, si davano alla fuga su una Smart Bianca, in compagnia dello zainetto della ragazza, della mazza e dell’arma del delitto. Luca viene trasportato immediatamente all’ospedale San Giovanni, insieme ad Anastasiya, verso le 23:35, seguito da una macchina con dentro Giovanni Princi, alla guida, ex compagno di liceo del giovane, altri due amici e il fratello Federico, tutti presenti al pub quella sera. Ma la verità è che, dietro un’apparente, semplice, ordinaria storia di scippo, vi è una realtà molto più complessa. Gli inquirenti, infatti, sentono Anastasiya poco dopo, la quale racconta la versione sopracitata. Eppure c’è qualcosa che non va: il primo dettaglio che immediatamente non quadra, è la storia della tentata aggressione contro la giovane: Anastasiya non ha neanche un graffio, e tale crimine non sembra essere in realtà mai avvenuto, a quanto dicono i testimoni. Ben presto iniziano ad emergere nuovi dettagli, quali ad esempio una rissa avvenuta poco prima (due, tre ore circa) ai danni di Luca, con protagonisti i medesimi Del Grosso e Pirino, i quali inoltre noti pusher del quartiere. Testimoni inoltre raccontano di aver visto i due scendere dalla Smart, e che del Grosso aveva già in pugno la pistola. Luca era quindi una vittima già stabilita. Anastasiya sembra inoltre essere sopraggiunta in seguito. Al momento, l’ipotesi più accreditata pare quella di uno scambio di droga, tanta droga, destinata allo spaccio. La morte di Luca tuttavia sarebbe stata accidentale (scambio di persona) oppure perché egli fosse considerato scomodo per un giro di pusher (era a conoscenza di qualcosa di grosso). Una cosa è certa: Luca risulta negativo a ogni esame tossicologico e dai tabulati telefonici è chiaro che non avesse nessun contatto con i suoi assassini. Il ruolo di Anastasiya e quello di Giovanni Princi (già noto alla polizia per questioni di droghe e autore di azioni sospette, come aver spostato la macchina della babysitter ucraina nei pressi della sua abitazione la notte della tragedia) è ancora tutto da scoprire e stabilire. Tutto ciò che si sa, è che Luca è morto ingiustamente, e senza motivo.

GLI AUTORI DEL DELITTO

Valerio del Grosso e Paolo Pirino sono due ventunenni, autori della tragedia Sacchi e attualmente chiusi nel carcere di Regina Coeli, a Roma. Entrambi noti pusher, sono stati arrestati il giorno dopo dell’omicidio. Valerio, autore materiale, era nascosto in un hotel. I due non si sono costituiti, ma sono stati intercettati grazie alle testimonianze della madre di Del Grosso, la quale si era recata in questura dicendo che temeva che l’omicida fosse il figlio, che doveva pagare e scusandosi per lui, e della fidanzata Giorgia, la quale ha preceduto l’anziana raccontando alla polizia tutto sul ragazzo, quale anche padre di suo figlio. Paolo Pirino aveva precedenti per droga e di recente era stato messo ai domiciliari, poi terminati. Pirino dichiara che non era al corrente dell’omicidio, che era lì per vendere e rubare. Del Grosso, invece, si scusa pubblicamente per l’atto compiuto. Entrambi, davanti alla corte si avvalgono della facoltà di non rispondere.

I FUNERALI

I funerali si sono tenuti privatamente su scelta della famiglia. I genitori e gli amici in lacrime ricordano Luca come un ragazzo d’oro, Princi e altri compagni sfilano davanti alla chiesa, con le moto, in sua memoria. Non passa inosservata l’assenza di Anastasiya al funerale: la giovane avverte il padre di Luca, dicendo che, a causa del clamore mediatico sviluppatosi su di lei, non sarebbe stata presente. Alla richiesta del padre (Anastaiya era come una figlia per i Sacchi) del perchè del suo allontanamento dalla famiglia, e di una plausibile spiegazione, la ragazza non dà nessuna risposta.

Al momento il caso di Luca è ancora aperto, ma la polizia afferma che il caso è più complesso di quanto sappiamo.

Delia Pittore

Liceo classico Umberto I VA, Biomedico 🧮

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