di che mancanza, siamo mancanza?

Capita, talvolta, di imbattersi per “caso” in autori, libri o poesie che toccano corde nascoste e incontrano i pensieri nascosti nella
nostra anima.Frasi e interrogativi che bussano alla nostra coscienza e ci invitano, pur senza pretenderlo, aduna riflessione.
Così è successo a me con Mario Luzi.
tratto ne sei pieno?
sentire direttamente dalla sua bocca quale sia la mancanza che il poeta avverte, ma di cui non sa cogliere il senso.
E noi?
Noi che,come lui, abbiamo medesimamente un cuore “danutrire” sappiamo coglierne i suoi bisogni?
Sappiamo ascoltarne la voce?
Ancora di più:
sappiamo manifestare agli
altri questo bisogno?
Cosa disegniamo quando vogliamo racchiudere con un solo tratto di penna un’emozione intensa e appagante? Un cuore.
Nulla di più.
Dunque, di cosa potrebbe avere bisogno il nostro cuore se non di emozioni? Quale mancanza potrebbe avvertire se non quella di un equilibrio empatico tra l’amore donato e quello ricevuto?
Se è dunque così
semplice, perché non riusciamo a farlo? Molto spesso, semplicemente,evitiamo” di farlo. Per non sentirci vulnerabili in questa società che ci vuole sempre vincenti, sempre appagati, sempre apparentemente soddisfatti e in cui la conquista di un bene materiale da poter mostrare agli altri diventa la meta più ambita. Per non sentirci nudi in un mondo che ci vuole tutti vestiti bene e in cui il contenitore vale
più del contenuto e ogni cosa viene giudicata dal suo prezzo e non dal suo valore, in cui le lacune affettive vengono colmate con ciò che
può comodamente essere comprato in un negozio di giocattoli, in una gioielleria, da un fioraio ed esibito
al mondo.La fame del cuore,che non è una fame materiale, rimane, perché trabocchiamo di tutto eppure siamo spesso “malnutriti” di
amore, di fede, di affetto.
Eppure, come la poesia ci indica, dobbiamo rimanere fiduciosi. Non dobbiamo farlo zittire,questo cuore.
Anche se non sappiamo saziarlo, occorre perlomeno essere consapevoli dei suoi bisogni. Questa consapevolezza è quello che ci rende
umani.
Il “brontolio” del
nostro cuore è, come il suo
battito, ciò che ci permette di vivere.
L’attesa vigile, cosciente di qualcosa che verrà a colmare le nostre mancanze ci indica già la via per poterle, una alla volta,
riempire.

“La domanda che ci fa restare umani”
-Vallery Dimauro

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